L’attuale direttivo di AFI Milano, Monza e Brianza, fin dall’inizio del suo mandato, ha scelto di perseguire strade di bene sia all’interno che all’esterno dell’associazione. E’ con questa “stella polare” che ha preso in consegna il progetto “Famiglia porta-Valori” e lo sta accompagnando in questo tempo. Il desiderio è allargare e far crescere il progetto perché diventi una concreta possibilità di sostegno per le famiglie dei lavoratori che vi partecipano ed un’occasione di crescita per i volontari che lo rendono possibile.
L’Assemblea Nazionale di AFI del 2023 pensiamo possa essere l’occasione per proseguire la riflessione avviata a Verona e proseguita a Donnas nel 2022 (Quale famiglia, in quale AFI?) ed aggiungere un tassello tra le possibili modalità di essere e fare associazione… per essere famiglie “fianco a fianco” che generano bene per se e per altri.
In questa ottica e per stimolare ragionamenti e riflessioni offriamo di seguito alcuni pensieri che possono contribuire a prepararci all’incontro e all’elaborazione comune
Il tutto è superiore alla parte
Il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità. Sia l’azione pastorale sia l’azione politica cercano di raccogliere in tale poliedro il meglio di ciascuno. Lì sono inseriti i poveri, con la loro cultura, i loro progetti e le loro proprie potenzialità. Persino le persone che possono essere criticate per i loro errori, hanno qualcosa da apportare che non deve andare perduto. È l’unione dei popoli, che, nell’ordine universale, conservano la loro peculiarità; è la totalità delle persone in una società che cerca un bene comune che veramente incorpora tutti. (Papa Francesco – EG – 236)
La famiglia è un bene comune
Il bene comune della famiglia non è un bene di tipo aggregativo, non è la somma dei beni individuali privati, ma è invece un bene di tipo relazionale, che consiste nel condividere delle relazioni da cui derivano sia i beni individuali, sia i beni della comunità intorno. La famiglia non nasce da una coppia puramente aggregativa, ma invece da una coppia generativa. La famiglia è il bene relazionale primario della società. Essa è quella specifica forma sociale da cui scaturiscono tutti quei beni relazionali che caratterizzano le qualità umane e spirituali della vita di ogni individuo. Pensiamo ai beni relazionali come l’avere fiducia, la capacità di legame, la capacità di dono e reciprocità, la disponibilità a cooperare con gli altri, il saper fare amicizia: tutte queste sono relazioni virtuose che si apprendono in famiglia fin dalla prima infanzia, altrimenti diventano problematiche o mancano del tutto nella vita delle persone. (P. Donati)
L’economia del bene comune
E’ opportuno chiarire che comune si oppone ad individuale. Il concetto di bene comune è uno dei quattro cardini della Dottrina Sociale della Chiesa e risale al IV-V secolo dell’evo cristiano. Il concetto di bene comune va distinto dal concetto di bene totale. Il bene totale infatti è una somma di beni individuali mentre il bene comune è il prodotto degli stessi (dei beni individuali). Ciò significa che il bene comune è qualcosa di indivisibile, perché solamente assieme è possibile conseguirlo, proprio come accade in un prodotto di fattori: l’annullamento di anche uno solo di questi, annulla l’intero prodotto. Essendo comune, il bene comune non riguarda la persona presa nella sua singolarità, ma in quanto è in relazione con altre persone. Il bene comune è dunque il bene della relazione stessa fra persone, tenendo presente che la relazione delle persone è intesa come bene per tutti coloro che vi partecipano. Purtroppo oggi la logica prevalente con cui si opera in economia è ancora quella del bene totale. Ad esempio le persone vengono licenziate perché poco produttive e non si ragiona rispetto al bene della persona, alla sua dignità. La logica dell’economia civile è diversa perché punta ad una politica generale che riguarda la massimizzazione del bene comune. L’economia del bene totale ragiona secondo una prospettiva assistenzialistica che umilia le persone negando spesso la possibilità di opportunità di lavoro decenti. (S. Zamagni)
Per un’economia dell’inclusione
Fino all’avvento della globalizzazione, avvenuta circa quarant’anni fa, l’economia di mercato era un’istituzione “tendenzialmente” inclusiva ossia cercava di includere tutti coloro i quali avevano possibilità e capacità lavorative. In sostanza eravamo di fronte ad una inclusive society. Con la globalizzazione l’economia di mercato è diventata uno strumento escludente nel senso che esclude tutti coloro che per natura fisica, etnica, religiosa non sono risultati capaci di generare un aumento di produttività. Papa Francesco con grande lucidità ci invita a combattere contro la cultura dello scarto per costruire di nuovo una società includente. In questo senso oggi va ripresa la prospettiva dell’economia civile che era stata messa nel dimenticatoio per le ragioni che ho esposto. Oggi non basta più aumentare il Pil per aumentare l’occupazione, non bastano più i sistemi di welfare per sopperire alla carenza occupazionale. (S. Zamagni)